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  • 14 settembre 2007 - NON E´ ALITALIA IL VERO PROBLEMA di Roberto Biscardini da La Repubblica

    La storia ingloriosa di Alitalia, almeno in questi ultimi quindici anni, è legata in primo luogo all’incapacità del suo management aziendale. All’impossibilità di far quadrare qualunque conto con un numero troppo elevato di dipendenti in esubero e capace di bruciare qualunque ricapitalizzazione. E’ la storia di una mina vagante, che ha tenuto sotto scacco la politica italiana almeno su due fronti, quella della magnanima disponibilità corruttiva nel favorire le assunzioni clientelari, insieme allo spauracchio dei licenziamenti con connesso ricatto sindacale. E’ la storia di un’azienda sostanzialmente romana, che ha sempre saputo ben condizionare e sottomettere anche le istituzioni lombarde. Di contro, al di là delle parole, la politica del nord non ha fatto nulla per non subire la sua prepotente logica aziendale. Quando il nordismo da strapazzo invocava il ruolo di Alitalia per rafforzare Malpensa, così come continua a fare oggi, non favorisce Malpensa, ma mina le sue fortune. Quando su richiesta di Alitalia la politica regionale mette a disposizione il ridimensionamento o perfino la chiusura di Linate, rinuncia a fare l’interesse dei cittadini e dell’economia milanese per fare gli interessi dell’azienda romana. Ma finalmente oggi i nodi sono venuti al pettine e la situazione è tale che gli amministratori della Lombardia sono costretti ad affrontare il problema dello sviluppo del proprio sistema aeroportuale indipendentemente dalle sorti della “gloriosa” compagnia di bandiera, ormai verso il fallimento. Sulla base dei dati che abbiamo tutti a disposizione, si dovrebbero fare alcune cose e non altre. Non certamente quelle prospettate, perseverando nell’errore, dal sindaco Moratti, nell’intervista rilasciata a Repubblica qualche giorno fa. Primo. La Moratti, nel sedicente manifesto per Malpensa, tiene ancora insieme le sorti di Malpensa ad un ipotetico nuovo piano industriale di Alitalia. No! Da anni non è Malpensa un problema per Alitalia, ma è Alitalia un problema per Malpensa. Se è vero che Malpensa ha una percentuale di transiti dello stesso ordine di grandezza di Londra, Parigi, Madrid tale da configurare un hub, è anche vero che mai sarebbe stato possibile per Alitalia costruire un hub a Malpensa con 10.000 dipendenti in esubero (e non delle poche migliaia di cui si ha coraggio di parlare), con una flotta scarsa e quindi con l’impossibilità di espandere i voli di fideraggio. Inoltre Alitalia ha sempre rifiutato di spostare anche parzialmente la base di armamento a Malpensa, continuando a mantenere con costi enormi gli equipaggi a Roma. In queste condizioni nessuno sarebbe stato in grado di costruire un hub. Tanto meno due, visto che Alitalia aveva abbracciato la teoria dei due hub, Malpensa e Fiumicino. Quindi, caro sindaco, incominciamo a pensare a Malpensa e ai cittadini milanesi senza preoccuparci troppo di Alitalia. Facciamo ciò che si sarebbe dovuto fare con lungimiranza almeno dal 1998 (ma eravamo in pochi a dirlo). Apriamo veramente Malpensa al mercato, alle tante compagnie aeree interessate ad utilizzare i nostri scali anche offrendo prezzi molto più competitivi di quelli finora imposti da Alitalia. Affrontiamo il nodo finora trascurato degli slot utilizzando quelli finora in possesso di Alitalia per indurre altre compagnie a fare operazioni di hub su Malpensa. L’unica carta di scambio con Alitalia non è quindi un nuovo piano industriale o nuove risorse pubbliche per non tagliare i voli a Malpensa come la Moratti propone, ma la rinuncia agli slot non utilizzati da Alitalia. Con l’annessa riforma di Assoclearance. Secondo. La Moratti con il suo manifesto non dia l’impressione che siamo alla canna del gas. Il maggior danno all’immagine di Malpensa lo hanno sempre fatto tutti quei politici che, pur sostenendo Malpensa a parole, hanno sempre lamentato le sue “difficoltà”. Niente di più falso. Malpensa, che nel 1998 aveva poco meno di 6 milioni di passeggeri, ne ha avuti 21 milioni nel 2006, 15 milioni in più in 8 anni, qualificandosi come uno dei più dinamici aeroporti d’Europa. A Malpensa non ci sono pochi voli. La realtà è un’altra: Malpensa è oggi congestionata, con una capacità poco più di 70 movimenti/ora, e non ha grandi capacità di espansione se oltre al terzo satellite, non avrà anche la terza pista. In altre parole, senza Linate, Malpensa sarebbe in crisi. Ecco il terzo punto. Il sindaco Moratti si sbaglia di grosso quando sostiene che con un piano industriale dell’Alitalia “serio” si potrebbe ridimensionare Linate accontentando l’azienda romana. Ma che c’entra? Alitalia ha sempre invocato la chiusura di Linate per costruire l’hub di Malpensa, ma era una bufala. La storia di questi anni ha dimostrato che la presenza di Linate non ha mai frenato la crescita di Malpensa, arrivata ai massimi livelli europei. Inoltre nessun altro grande sistema aeroportuale farebbe a meno di un aeroporto minore destinato ai voli business o point-to-point. Né Francoforte è disposto a perdere Hann, né Parigi Orly, né Chicago Midway (che ha le dimensioni di Linate). Solo Monaco lo ha fatto, con tardivo e completo pentimento. Ultima considerazione. Gabriele Albertini ha fatto tante cose discutibili, ma avuto il coraggio di mettersi contro Alitalia impedendo la chiusura di Linate. Non vorrei che i cittadini milanesi debbano rimpiangerlo anche per questo.

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