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  • 30 luglio 2008 - I SOCIALISTI PER L´ASSEMBLEA COSTITUENTE. Una grande battaglia per cambiare il paese e migliorare la politica, di Roberto Biscardini dal sito ilsocialista.com

    Dai primi anni ’90 la democrazia italiana ha subito un processo di continuo indebolimento e deterioramento. Oggi se non è in pericolo, è almeno in sonno. Ne sono una riprova evidente la crisi dello Stato nazionale e locale, la debolezza delle sue istituzioni, i conflitti ormai permanenti, su tutto e su ciascuna cosa, tra diversi organi e settori dello Stato, il conflitto tra sistema politico e magistratura, la crisi del sistema dell’informazione, la distanza ormai insostenibile tra costituzione formale e costituzione materiale. Il solco tra cittadini e istituzione si è allargato, una credibilità dello Stato è sempre minore. Viviamo al confine di un vero e proprio collasso e il sistema politico discute dei pannicelli caldi e inutili delle riforme elettorali. Sul versante della politica, i partiti della Costituzione del ‘48 non esistono più, sono implosi, e i nuovi per ragioni diverse nella Costituzione in vigore fanno fatica a riconoscersi. Non sono né suoi padri né suoi figli. Non a caso proprio i partiti che hanno le maggiori responsabilità della vita politica degli ultimi quindici anni, quelli che hanno introdotto extra legem le modifiche più sostanziali alla Costituzione formale, non hanno avuto nè il coraggio, né le capacita di affrontare la questione di una grande riforma organica della Costituzione, pur ritenuta necessaria. Sicchè, siamo in un sistema parlamentare, ma di fatto i cittadini votano direttamente il Capo del Governo, che sentendosi a sua volta eletto direttamente dal popolo è portato a rispondergli direttamente anche scavalcando il confronto parlamentare. Siamo in un sistema ibrido, mezzo parlamentare e mezzo presidenziale sia a livello nazionale che a livello locale. I parlamentari, dentro una cornice costituzionale pensata per un sistema proporzionale e con voto di preferenza, sono viceversa nominati direttamente dalle segreterie dei partiti, sottratti alla sovranità popolare, rispondono e obbediscono al capo piuttosto che rappresentare la Nazione senza vincolo di mandato. Il sistema maggioritario, con annesso bipolarismo, pensato per garantire la governabilità e la stabilità di governo, non solo non l’ha garantita, ma ha indebolito le prerogative del Parlamento, senza più controbilanciamenti tra potere legislativo e potere esecutivo. In sintesi, se da un lato questo sistema politico ha sempre riconosciuto la necessita di una grande riforma costituzionale, dall’altro non è mai stato in grado di farla. Tutti i tentati per via parlamentare sono falliti. Fallite le bicamerali, Fallite le riforme fatte in Parlamento. Con ciò dimostrando che il bipolarismo all’italiana, introdotto con le leggi elettorali dal 1994 in poi, venduto agli elettori come lo strumento politico più efficace per fare le riforme, non solo non le ha fatte, ma non ha consentito a nessuna legislatura di essere costituenti. Di fronte all’impotenza politica, buona per fare accordi ai danni degli altri, ma che condanna il paese all’immobilismo e ad un sistema politico ormai bloccato, bisogna reagire appellandosi alla sovranità popolare. Ciò che non è riuscito a fare il Parlamento, il sistema debole e incerto dei partiti, possono farlo i cittadini. In tanti modi, ma per prima cosa eleggendo direttamente e con sistema proporzionale un’Assemblea Costituente che, tempo un anno, sottraendo la Costituzione ad un Parlamento eletto con sistema maggioritario, alle logiche interne agli equilibri di governo e al conflitto fra gli schieramenti, approvi il testo di una nuova Costituzione, definisca la forma di Stato e di governo, la cornice di riferimento per la modernizzazione e il cambiamento del paese. Per questa ragione i socialisti promuoveranno la nascita di un Comitato per l’Assemblea Costituente che avrà il compito di presentare al Parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare per l’elezione di un’Assemblea Costituente della Repubblica italiana, così come avvenne nel ’46, ridando al popolo il potere di proposta legislativa che già la nostra Costituzione consente. Dopo sessant’anni, ciò rappresenta la più straordinaria risposta della sovranità popolare alla debolezza del sistema politico. Sistema politico, che ha costruito le condizioni della propria durevole sopravvivenza, ma non quelle di riempire il vuoto istituzionale in cui ci siamo infilati. Un’Assemblea Costituente separata dal Parlamento e dall’attività legislativa di governo, con eletti che non potranno cumulare questo incarico con altri, ne tanto meno essere parlamentari. Eletta direttamente con sistema proporzionale, in rappresentanza di tutte le istanze ideali e politiche della comunità nazionale, espressione della politica e della cultura istituzionale. Il Parlamento continuerà il suo lavoro, continuerà a fare leggi, l’Assemblea Costituente farà la grande riforma definendo le regole fondamentali su cui si dovrà identificare lo Stato nuovo. E’ una proposta che può crescere e che può avere oggi un consenso che non ebbe negli anni passati.

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