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23 novembre 2000 - BUONI SCUOLA: AVEVAMO RAGIONE, IL GOVERNO CE NE HA DATO ATTO Roberto BISCARDINI, Avanti della Domenica
La vicenda dei Buoni Scuola della Regione Lombardia, proposti da Formigoni ad esclusivo vantaggio degli studenti delle scuole private, si è conclusa giovedì con un provvedimento del Governo che dà ragione a quanti in questi mesi si sono adoperati per rimuovere un provvedimento truffa che avrebbe costituito un precedente pesante su tutto il territorio nazionale.
Questa vicenda dimostra che le battaglie giuste si possono vincere anche da posizione di minoranza, con determinazione, coinvolgendo sul piano legale gli organi competenti e sul piano politico il maggior numero di cittadini possibili.
Noi socialisti dal settembre 1999, alleati in primo luogo con Verdi e Rifondazione, abbiamo fatto della questione dei Buoni Scuola un motivo della nostra iniziativa politica. Ci siamo impegnati, abbiamo lavorato sodo, abbiamo sensibilizzato e informato i cittadini, ma abbiamo anche seguito le vie dei ricorsi legali.
Già nel 1999 ci siamo appellati al Commissario di Governo contro il primo progetto di legge della Giunta regionale, quello che prevedeva esplicitamente che i contributi del Buono Scuola fossero a beneficio solo delle famiglie di studenti iscritti nelle scuole private.
Già allora ci diede ragione il Governo, la legge fu respinta, ritornò in Aula e la maggioranza di centrodestra della Regione Lombardia fu obbligata a rispettare il principio della parità tra scuola privata e scuola pubblica e fu costretta ad introdurre il criterio che i Buoni Scuola dovessero essere rapportati al reddito delle famiglie.
Una volta approvata la legge e corretta la distorsione precedente, il perfido Formigoni però ne combinò di tutti i colori, peggiorò la situazione e si infilò in vicolo cieco. Fece approvare dalla Giunta una delibera “truffa” che riportava le cose all’origine con uno stratagemma diabolico. Infatti, nonostante le premesse sulla parità, il Buono Scuola sarebbe stato riconosciuto a tutte le famiglie che pagano per ogni figlio una retta superiore a 400.000 lire all’anno (escludendo così nuovamente tutti gli studenti della scuola pubblica che non pagano rette superiori a quella cifra) e fu posto un tetto massimo di reddito di 60 milioni per ogni componente della famiglia (240 milioni per una famiglia con due figli) violando la legge che lo obbligava al rispetto della proporzionalità tra reddito e Buono Scuola.
Noi socialisti insieme ad altre forze del centrosinistra abbiamo assunto allora molte iniziative. Siamo andati nelle piazze a distribuire il nostro volantino, abbiamo raccolto firme per una petizione popolare, abbiamo scritto a tutti i direttori e presidi della Lombardia, abbiamo coinvolto i genitori e gli studenti, abbiamo organizzato assemblee e convegni, ma contemporaneamente ci siamo mossi sul piano legale insieme ad altre forze politiche ricorrendo al TAR ed al Commissario di Governo.
Ritenevamo che il provvedimento di Formigoni avesse dei vizi di forma, ma soprattutto fosse incostituzionale ed illegittimo.
Testualmente il 16 novembre scorso il Commissario di Governo ha chiesto al Presidente del Consiglio di appellarsi alla Corte costituzionale contro la Regione Lombardia per vizi di competenza e contemporaneamente ha chiesto l’annullamento della delibera “truffa” e l’immediata sospensione di tutti gli atti successivi compresa l’erogazione dei Buoni Scuola.
Di conseguenza il Governo giovedì ne ha preso atto e ha confermato quel giudizio di incostituzionalità e di illegittimità che avevano espresso tutti coloro che dal settembre del 1999 in poi hanno condotto in Lombardia una dura battaglia contro la Giunta regionale.
In questa battaglia hanno vinto tutti coloro che ci hanno creduto e che non si sono fatti intimidire dall’arroganza di Formigoni e dalla sicumera della maggioranza regionale.
Il principio della parità è stato salvato e su una questione di principio così importante Formigoni è stato isolato.
La decisione del Governo non può che ripagare il nostro impegno, a dimostrazione, se ce ne è bisogno, che ai socialisti non può essere tolto il diritto di usare la testa e di fare valere le ragioni giuste. torna indietro »
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