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31 marzo 2006 - Intervista a Il Giorno
DOMANDE
1. Nel corso di questa legislatura quali sono i provvedimenti di legge riferiti alle tematiche dell’artigianato e della piccola e media impresa che L’hanno vista impegnata.
2. Quali sono, a Suo avviso, i principali provvedimenti che il prossimo Governo deve prendere per rilanciare la competitività dell’ impresa artigiana e della pmi, con particolare riferimento alla difesa delle regole del mercato, della libera concorrenza e delle pari opportunità di accesso ai mercati.
RISPOSTE
1. In questi ultimi anni e in occasione della discussione di ogni legge finanziaria abbiamo dovuto lottare per difendere e rilanciare l´artigianato e la piccola e media impresa, riconoscendo a questo settore un ruolo centrale nell´economia italiana. Purtroppo il Governo, al di là delle promesse e con una politica economica contraddittoria e altalenante, ha del tutto sottovalutato il problema della politica industriale e della crescita produttiva, penalizzando le imprese. La riduzione dell´1% dei contributi sociali a favore dei datori di lavoro, nell’ultima finanziaria, parte di una politica sollecitata per cinque anni dal centrosinistra, è l’esempio di un pagliativo anziché di un’autentica cura.
2. È necessario ripartire da un analisi coraggiosa. Il nostro è un Paese bloccato a crescita zero, che ha un bisogno urgente di ripartire con forte dinamismo. Ma la ripresa dell´economia è strettamente legata alla ripresa dell´attività produttiva. Senza produzione di nuova ricchezza non è possibile pensare di distribuirla. Noi della Rosa nel Pugno diffidiamo in questo momento elettorale di tutte quelle forze politiche che promettono l’aumento delle pensioni minime e facili riduzioni fiscali alle famiglie e alle imprese. Insieme ad una crescita del Pil pari a zero, l’Italia, in condizioni molto peggiori di altri paesi europei, ha un rapporto deficit/Pil tra il 4 e il 5% e contemporaneamente ha esaurito l’avanzo primario. Il centrosinistra ha proposto come necessaria e strategica la riduzione di cinque punti del cuneo fiscale per ridurre il costo del lavoro. E’ una riforma strutturale, che va ben oltre la logica di promettere solo aiuti e provvidenze. L’artigianato ha bisogno di sbloccare un sistema che protegge ancora troppo imprese grandi e poco produttive. Ha bisogno di una burocrazia meno costosa e meno ingessata, di un sistema fiscale più giusto e meno ostile, di costi più ridotti nel settore dell’energia e dei trasporti, di più formazione professionale pagata dalla scuola pubblica e di risorse per la ricerca. Le ultime vicende bancarie inoltre insegnano che l’Italia avrebbe bisogno di un sistema creditizio meno costoso e più trasparente. Noi della Rosa nel Pugno per favorire la flessibilità del lavoro e ridurre la precarietà, proponiamo sul modello degli altri paesi europei, il salario minimo garantito per le persone disoccupate, ma anche alcune riforme strutturali che si possono fare a costo zero, come la riforma delle professioni, l´abolizione degli ordini professionali per un accesso più facile dei giovani laureati alle professioni; l´abolizione del valore legale del titolo di studio per introdurre elementi di concorrenza tra le università; la liberalizzazione di acqua, luce e gas; la riforma delle Authority per garantire una vera competitività del mercato. torna indietro »
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