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EUTANASIA. ROSA NEL PUGNO: NON IN PROGRAMMA MA ANDREMO IN FONDO. DEPOSITATA IN PARLAMENTO UNA PDL - Giovedi, 19 Gennaio 2006
Undici articoli, dirompenti: il malato terminale o chi e´ colpito da una malattia gravemente invalidante e irreversibile potra´ chiedere al medico di aiutarlo a morire. La Rosa nel pugno deposita in Parlamento (contestualmente alla Camera e al Senato) una proposta di legge sull´eutanasia, con l´obiettivo esplicito- avverte Enrico Buemi, in una conferenza
stampa a Montecitorio- di inserire ”nell´agenda politica” il problema. Intendiamoci, ”nessuno vuole coinvolgere la responsabilita´ del centrosinistra- si affretta a precisare Buemi- perche´ allo stato l´eutanasia non e´ un punto del programma”, e tuttavia nella prossima legislatura socialisti e
radicali intendono andare fino in fondo cercando di raccogliere consensi (non solo dell´Unione) per arrivare a una regolamentazione dell´eutanasia.
Passi indietro, insomma, non ce ne saranno: ”Abbiamo chiesto al governo e al futuro Parlamento- dice il senatore Roberto Biscardini- di avviare una indagine conoscitiva, perche´ siamo
convinti che in presenza di una indagine il paese prenderebbe coscienza della necessita´ di ragolamentare l´eutanasia”. Un po´, e´ il ragionamento della Rosa nel pugno, come e´ stato decenni fa per l´aborto. Gia´, perche´ il punto- sostengono i due socialisti dello Sdi, affiancati da esponenti dell´´associazione Luca Coscioni´- e´ che l´eutanasia ´clandestina´ gia´ c´e´, ed e´ un ”fenomeno preoccupante”, dunque occorre disciplinarlo per legge.
Il senatore Roberto Biscardini ha sottolineato che ”ci batteremo per riaprire un dibattito nel
Paese, affinche´ sia riconosciuto il diritto di una persona di porre consapevolmente fine alla propria vita, mediante l´assistenza di un medico, qualora si trovi in condizioni terminali o in caso di patologie non curabili e irreversibili”.
Il disegno di legge, composto da 11 articoli, considera come un ”diritto fondamentale” per il malato ”di astenersi o rifiutare di essere sottoposto a terapie, piu´ o meno invasive, senza peraltro alcuna certezza di evitare la morte, riaffermando cosi´ il diritto ad una morte dignitosa e riconoscendo al singolo la facolta´ di autodeterminazione per le scelte fondamentali della propria vita”. Lo scopo principale del ddl ”e´ quello di dispensare l´individuo dall´accanimento
terapeutico e introdurre il concetto di divieto dell´accanimento”, perche´ l´accanimento terapeutico ”sorregge la coscienza dei medici e dei parenti in un momento di gravi decisioni, ma distorce il rapporto uomo-vita-morte rispetto
alla dimensione umana”.



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