Mondoperaio
Associazione Riaprire i Navigli


  • 02 aprile 2006 - Articolo per Città Oggi Web

    FAMIGLIA

    La politica della famiglia messa in campo dal centrodestra è ‘insufficiente’, in quanto incentrata su provvedimenti, neanche del tutto realizzati, a favore di singoli componenti e non a favore della famiglia nel suo complesso. Noi sosteniamo la necessità per la famiglia di una efficace politica sociale, capace di garantire servizi strutturali. Sul dibattito in corso riguardo a quale famiglia proteggere e garantire, siamo perfettamente convinti che la maggior parte degli italiani da vita ad una famiglia naturale fondata sul matrimonio. Non siamo assolutamente contrari a questa forma fondamentale di unione, ma riteniamo ci siano nuove realtà familiari da riconoscere, prime fra tutte le unioni di fatto. Il 10% degli italiani, e quindi più di 5 milioni di persone, sono legate affettivamente e vivono già oggi un rapporto di convivenza, fuori dal matrimonio. E’ importante riconoscere loro importanti diritti: dalla pensione di reversibilità, ai diritti di assistenza sanitaria, di accesso alle abitazioni ed altre agevolazioni di carattere sociale. Al di là della drammatizzazione circa il fatto che noi non condanniamo le unioni omosessuali, bisogna prendere atto che il 90% delle coppie di fatto sono eterosessuali ed interessano soprattutto due categorie: i giovani, che a volte rinviano solo il matrimonio, anche in ragione di un’insicurezza economica, e gli adulti, soprattutto divorziati, che decidono di non sposarsi per la seconda volta. Ormai il panorama familiare é decisamente eterogeneo e non si può nascondere la realtà. Anche la Costituzione sancisce diritti uguali per tutti i cittadini, senza distinzioni di sesso o sociali.


    TERRITORIO

    Lo sviluppo del nostro territorio, delimitato dall’asse del Sempione (Rho, Legnano, Malpensa) e dall’asse della Statale 11 (Milano, Bareggio, Magenta), meriterebbe una programmazione di altissimo livello con un coordinamento efficace fra gli enti locali. Per organizzare la qualità degli insediamenti e dell’ambiente bisogna pensare a questo territorio come ad un´unica grande città di 300-400 mila abitanti e non come un pezzo qualsiasi della provincia di Milano o peggio ancora una periferia. Questa è un’area con una sua precisa identità, che ha presenze significative, strutturata su comuni, dai più grandi ai più piccoli, con storie consolidate, che devono essere riprogettati e rispensati quali parti di una grande città. Deve essere ripensato il sistema industriale, il potenziamento delle l’università, il potenziamento delle infrastrutture non solo per collegarsi con Milano, ma anche per rafforzare le relazioni interne alla nostra area. Ci vuole rispetto delle identità culturali e dell’ambiente: le aree verdi o agricole non devono essere considerate come fazzoletti dimenticati dall’urbanizzazione continua, ma zone da valorizzare, ripensate come grandi parchi urbani. In una parola sola, non basta che i Comuni facciano i loro piani regolatori, mettiamoci tutti insieme a progettare la città del Sempione e dei suoi dintorni come verrebbe fatto in qualunque altro grande paese europeo. Questa è una grande opportunità che il nostro territorio deve sapere utilizzare.


    ECONOMIA

    Prima di parlare di tasse, preferirei parlare di ricchezza. Oggi viviamo in un paese a crescita zero e quindi il primo problema é avviare una politica per favorire lo sviluppo economico e la crescita produttiva. E’ risaputo che se non si produce ricchezza, non si può neppure distribuirla. Condivido l’idea di attuare una politica di riequilibrio fiscale per penalizzare meno i più deboli e recuperare qualcosa di più da chi possiede più risorse, ma il problema di fondo é che l’Italia deve tornare ad essere un paese industriale. Siamo naturalmente contrari ad applicare tasse sui Bot e a tassare il risparmio, ma siamo invece favorevoli a colpire le rendite finanziarie e soprattutto quelle speculative. Siamo impegnati affinché il nuovo governo si dedichi inoltre a ridurre il costo del lavoro per le imprese e contenere l’aumento del costo della vita per le famiglie.


    SCUOLA

    Noi della “Rosa nel Pugno” proponiamo tante riforme a costo zero. Per la scuola, in particolare, sosteniamo la necessità di valorizzare la scuola pubblica e i suoi insegnanti, destinando maggiori risorse che oggi finiscono nelle casse delle scuole private. La scuola pubblica è l’unica in grado di garantire uguaglianza a tutti i cittadini e di dare a tutti la possibilità di raggiungere, senza oneri eccessivi per le famiglie, il più alto livello possibile di istruzione. Al contrario riteniamo che la scuola privata in Italia ha tutti i diritti per esistere, ma siamo contrari al suo finanziamento da parte dello Stato, parlando di scuola si fa presto ad approdare al tema del lavoro. Noi della Rosa nel Pugno proponiamo che in Italia sia introdotto il “salario minimo garantito”, non contro la flessibilità a priori, ma contro al fatto che in Italia la flessibilità é precarietà per molti giovani e meno giovani.
    Quanto all’università, il nostro partito sostiene la necessità di abolire il valore legale del titolo di studio, così da mettere in competizione, fra di loro, le università, in questo modo gli studenti vanno alla ricerca dell’ateneo che qualifica e professionalizza di più per prepararsi meglio nella competizione del mondo del lavoro.
    Sul tema della ricerca, la nostra proposta, per il momento rimasta inascoltata, é quello di finanziare di più la ricerca scientifica, destinando tutti i fondi dell’8 per mille non finalizzati dal contribuente ad una opzione specifica. Siamo inoltre sostenitori della libertà di ricerca scientifica, sul modello di altri paesi europei. Non si può impedire ad un cittadino di sperare di poter combattere malattie gravi e malattie genetiche attraverso lo sviluppo della ricerca scientifica come purtroppo avviene nel nostro paese.


    APPELLO

    I deputati della “Rosa nel pugno” si impegneranno in Parlamento a difendere la laicità della Stato e la libertà di ciascun individuo, evitando però, pur nel rispetto della libertà di religione, che la Chiesa influisca sulle scelte dello Stato che per definizione devono essere prese nell’interesse di tutti.

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